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E casa mia 7

Con il sopraggiungere, nel 2008, della crisi globale, nessun settore d’attività economica in Italia ha sofferto tanto quanto quello dell’Industria delle Costruzioni che ha archiviato nel 2014 il settimo anno consecutivo di crisi pesantissima e si appresta ad affrontare il 2015 ancora in calo e senza miglioramenti importanti. Il rapporto dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), diffuso a dicembre 2014 ed integralmente riportato in locandina, ci consegna un’analisi impietosa del settore che :

HA PERSO il 25% degli addetti, pari a 522.000 (cinquecentoventiduemila) ed è l’unico comparto che ha continuato a perdere occupati nel corso del 2014. Inoltre il settore, nella sua globalità (approfondisci) :

PERDE il 33.6% degli investimenti, passando da 180 Miliardi€/anno a 120. Se poi ne analizziamo le quattro componenti , occorre aggiungere che appare spaventosa la flessione della (1)nuova edilizia abitativa (approfondisci) che

PERDE il 65,6% degli investimenti, calo drammatico in sintonia con l’intensa e progressiva diminuzione dei permessi di costruzione, scesi dell’ 81% al livello del 1936; analoga flessione per le (3)costruzioni non residenziali private (fabbriche, centri commerciali..etc) che

PERDE il 25,9% degli investimenti soprattutto a causa del razionamento del credito alle imprese, calato, rispetto al 2007 (residenziale e non), di più del 60% (approfondisci); ancora più drammatica quella delle (4)infrastrutture pubbliche (approfondisci) che

PERDE il 50,3% degli investimenti a causa della dissennata politica economica che da sempre ha penalizzato gli investimenti in infrastrutture per finanziare le spese correnti e gli sprechi che invece sono costantemente cresciuti (approfondisci). Unica nota positiva sono gli investimenti in (2)riqualificazione del patrimonio edilizio (manutenzione straordinaria) che

GUADAGNA il 20,9% degli investimenti, soprattutto e non per caso,  grazie agli incentivi fiscali in essere.

A nessuno deve sfuggire che la crescita del pil di una Nazione (approfondisci) non può avvenire senza una crescita del comparto delle costruzioni, che rappresentano in valore circa un quinto del pil stesso. Infatti tutte le nazioni più avanzate hanno fatto leva  sugli investimenti statali in infrastrutture come volano per mitigare crisi e disoccupazione, avendo capienza nel debito pubblico. Tutti tranne noi (approfondisci), entrati nella crisi con un debito già ben oltre il 120% del pil e quindi praticamente già paralizzati. Se però gli investimenti in costruzioni, che incidono direttamente sul pil, segnalano una situazione drammatica, le compravendite di unità immobiliari ad uso abitativo, che non influenzano il pil ma costituiscono un indice di grande fermento economico, sono ricominciate a crescere, soprattutto nelle grandi città, dopo sette anni di calo sostenuto (approfondisci). Questa crescita è strettamente correlata all’aumento del flusso di nuovi mutui erogati alle famiglie (approfondisci). Anzi nel quarto trimestre 2014 i mutui erogati dalle banche sono stati il 25% in più rispetto al trimestre equivalente del 2013, mentre nei primi tre mesi del 2015 sono aumentati addirittura del 50% rispetto allo stesso periodo 2014 anche se per più della metà si tratta di mutui rinegoziati o surroghe (approfondisci).

Dulcis in fundo, il gettito fiscale sugli immobili ha procurato all’Erario, nel 2014, ben 42,1 Miliardi€, in aumento del 9,8% rispetto al 2013 e del 27,9% rispetto al 2011. La tassazione sul possesso (in pratica una vera e propria patrimoniale) aumenta, rispetto al 2011, del 143,5% e incide per il 56,7% sul totale nel 2014 (IMU+TASI) contro il 28,7% (ICI) del 2011 (approfondisci). Un colpo basso che penalizza pesantemente lo sviluppo del settore soprattutto per l’incertezza della normativa (passata) e futura.

Come se ne esce ?  Ecco alcuni spunti: 1) aiutare i giovani ad accedere al bene casa; 2)scelte di bilancio privilegiando la crescita e cioè gli investimenti in infrastrutture (fondi strutturali e FSC, piano Juncker, POR..etc ); 3) cessare i pagamenti fuori-legge da parte della Pubblica Amministrazione; 4) rivitalizzare il project financing (approfondisci); 5) ridurre le tasse sulla casa ed eliminare quella sui capannoni industiali; 6) continuare con gli sgravi fiscali sulle ristrutturazioni ed incentivare l’edilizia ecologica; 7) elaborare un nuovo patto di stabilità………. Molti lo hanno già fatto e sono ripartiti, lo si vede guardando l’indice dei prezzi delle abitazioni, l’Italia è nel gruppo che arranca ma anche noi ce la possiamo fare. Se non altro, lo dobbiamo alle  15.833 imprese di costruzione entrate in procedura fallimentare negli ultimi sei anni.

              Luca Bertazzini  lbertazz@libero.it 

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